“Ogni giorno scopro una combinazione con l’impossibile, questo è il fascino della quotidianità”.
LE CARATTERISTICHE
Qui sono accolti due piccoli gruppi di bambini di età compresa tra gli 11 mesi e i 15 mesi.
L’azione educativa è curata da due educatrici.
Il luogo appare curato nei particolari, viene dato risalto alla qualità fisionomica del materiale proposto che è alla portata di bambino.
Il luogo è fonte di interesse dinamico, caratterizzato da pareti curiosamente tattili e manipolabili.
I tatami presenti delimitano e riscaldano l’ambiente, consentono ai bambini di vivere i momenti del riposo del rilassamento, della lettura e inoltre, creano opportuni sbalzi, permettendo al bambino di provarsi e sperimentare le differenze di livello.
I mobili a disposizione sono ricchi di materiale povero .
L’onda forata crea movimenti nella stanza. Separa, modifica e trasforma la realtà, consente di vedere diversamente, è’ un’ occasione per i bambini di ricercarsi e a produrre suoni e rumori.
I pannelli scorrevoli , permettono al bambino il limite visivo, contengono ed allargano l’ambiente creando spazi che si convertono al bisogno.
La sedia di vimini consente all’adulto di tenere in braccio con maggiore tatto il bambino.
Grandi vetrate segnano l’ambiente e creano flussi di luminosità variabile consentendo ai bambini di guardare ed osservare l’oltre.
Alcuni martingegni arricchiscono l’ambiente con nuove possibilità ed occasioni.
In questo luogo il bambino sperimenta,prova, scopre,dice Eureka.
EUREKA dal greco Eurisko.
Nell’immaginario collettivo il ricordo di Archimede è indissolubilmente legato a due aneddoti leggendari. Vitruvio racconta che avrebbe iniziato ad occuparsi di idrostatica perché il sovrano Gerone II gli aveva chiesto di determinare se una corona fosse stata realizzata con oro puro oppure utilizzando all’interno altri metalli. Egli avrebbe scoperto come risolvere il problema mentre faceva un bagno, notando che immergendosi provocava un innalzamento del livello dell’acqua. Questa osservazione l’avrebbe reso così felice che sarebbe uscito dall’acqua esclamando “εὕρηκα” (héureka!, ho trovato!).